sabato 13 giugno 2015
lunedì 8 giugno 2015
Prima Guerra Mondiale. Vittime ed eroi sconosciuti: gli animali
Milioni di morti, migliaia di operazioni portate a termine: un docufilm di Folco Quilici rende giustizia alle creature che operarono nelle trincee insieme con i nostri militari
E' uscito nelle sale “Animali nella Grande Guerra”, il docufilm diretto da Folco Quilici, che descrive in modo approfondito il ruolo dei milioni di animali impiegati tragicamente nel conflitto bellico della Prima Guerra Mondiale. I libri di storia dimenticano quasi totalmente gli animali e il loro ruolo nelle vicende umane, ma essi sono fondamentali e, nella maggior parte dei casi, inconsapevoli vittime sacrificali delle scelte umane. Nella Grande Guerra furono undici milioni i cavalli, 100 mila i cani, muli, asini, buoi, maiali, 200 mila i piccioni e colombi viaggiatori, che vissero di stenti tra fango e bombe, condividendo il fronte insieme ai 60 milioni di soldati di tutta Europa. I muli, fondamentali sulle montagne, insieme a buoi e cani vennero utilizzati per il trasporto di parti di cannone, munizioni, provviste ed acqua. I piccioni viaggiatori vennero utilizzati per l’invio di messaggi alle truppe e insieme ai cani vennero purtroppo sacrificati nel rilevamento della presenza di gas tossici.
I cani furono inoltre utilizzati per il ritrovamento dei feriti e, vicino ai soldati, divennero spesso il loro unico legame di affezione durante il conflitto bellico, dentro e fuori la trincea. Ma gli animali vennero utilizzati anche come cibo, in macelli provvisori allestiti vicino agli accampamenti. Se su quei campi di battaglia oggi crescono fiori, dobbiamo ricordarci che vi riposano, insieme ai soldati, anche gli animali che hanno inconsapevolmente e con coraggio dato la vita, senza alcuna colpa e senza poter scegliere.
La Gran Bretagna ha ricordato a Londra tutti gli animali caduti in battaglia con un memoriale (Animals in War Memorial Fund), dedicato simbolicamente al Soldato n. 2709, un piccione viaggiatore morto in servizio. "Animali nella Grande Guerra" è un documentario che finalmente riconosce il ruolo determinante degli animali “italiani” nel conflitto bellico. Un documentario per ricordare ed essere grati agli animali, che dopo il passaggio nelle sale cinematografiche sarà trasmesso su RAI 1 il 24 maggio, in occasione dell’anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, nel 1915.
Per contatti con la nostra redazione: animali@quotidiano.net
Come speculare sulle adozioni nei canili? Una storia strana
Come speculare sulle adozioni nei canili? Una storia strana
Non intendo fare nomi e non intendo dare riferimenti precisi: non solo per il consueto timore di querele, visto che in Italia dire la verità significa cercarsi le rogne col lanternino, ma perché, in questo specifico caso, non sono ancora sicura che la verità sia proprio quella che ho dedotto dalla storia.
Quindi non voglio far capire di chi sto parlando, ma invitarvi semplicemente a riflettere, a trarre le vostre deduzioni…e magari a stare un po’ in campana, qualora vi capitassero personaggi simili.
La storia è questa: un’adozione da una regione lontana da quella dell’adottante. Una persona che “se ne occupa”, ovvero che riceve i cani dalla regione lontana e li consegna agli adottanti.
Questa persona chiede almeno 50 euro per ogni cane che consegna, sostenendo che siano “per vaccinazione e microchip”. Non chiede una generica donazione, come è uso comune nei canili, ma “un minimo di 50 euro”: il che appare già piuttosto strano.
Accade, comunque, che una signora si commuova per la situazione esistente in questa regione (moltissimi cani in canile, poco volontariato, condizioni di vita decisamente inadatte e così via) e desideri fare qualcosa di più della semplice adozione di un cane: quindi si dà un gran daffare per convincere altre persone a prendere cani provenienti da lì, e in più cerca di prendere contatti con le associazioni locali per provare a diffondere un po’ di cultura cinofila, inviando materiale utile (per esempio, dispense informative sulla pet therapy, di cui si occupa).
Riesce così a far adottare una decina di cani, dopodiché decide di prendere uno anche lei, nonostante ne abbia già altri due.
A questo punto conosce il signor Tramite, quello che si occupa dei contatti pre-adozione e delle consegne e che le chiede i famosi 50 euro.
La signora accetta, si mettono d’accordo per incontrarsi alla stazione ferroviaria di X (città che sta a metà strada tra quella della signora e quella del signor Tramite): lui porterà il cagnolino, lei porterà un po’ della documentazione sulla pet therapy che ha preparato…e i soldi, naturalmente, che il signor Tramite le ricorda almeno centodue volte. “Mi raccomando, non meno di 50 euro”.
E va bene.
Succede, purtroppo, che la signora, alla stazione ferroviaria di X, abbia solo cinque minuti di tempo per ritirare il cane e prendere il treno che la riporterà a casa: quindi prende il cane, consegna a Tramite le dispense sulla pet therapy, si perde (ovviamente, come sarebbe successo a tutti) in coccole al cagnolino, corre a prendere il treno per il ritorno…e si dimentica in borsa la busta con i famosi 50 euro.
Una volta arrivata a casa si accorge di aver ricevuto quattro o cinque telefonate da Tramite sul cellulare, che però, essendo sul treno, non ha sentito: sta per richiamarlo, quando le arriva la telefonata di un responsabile dell’associazione che aveva in carico il cagnolino. Spiega allora a lui che purtroppo si è dimenticata la busta, ma che la spedirà senza meno insieme al prossimo materiale informativo che sta già preparando.
A poche ore di distanza riceve però una email furibonda dal signor Tramite, a cui risponde: “Mi dispiace, è stata solo una dimenticanza, ero preoccupata per il cane, che aveva già fatto un lungo viaggio e doveva affrontarne un altro…avevo paura di perdere il treno e di dover rimanere due ore in stazione con questa povera bestiolina confusa e impaurita. Come ho già detto all’altro signore, non si preoccupi, i soldi glieli mando con la prossima spedizione di materiale!”
Questa è la successiva risposta di Tramite:
“Appena due giorni prima le avevo scritto una email ricordandole la busta ( l’unica mail tra le tante alla quale non ha risposto…guarda un po’!); per cui personalmente le dico che non occorre che mi ripeta le cose tre volte, non sono un deficiente…piuttosto sono stato io a dirle per ben “4 volte”(quattro) cosa dovesse fare fino a poche ore prima e lei non l’ha fatto. Non discuto delle sue capacità in pet-therapy, ma mi irrita fortemente il tentativo vano di limitare tutta la questione in una semplice “dimenticanza”, di come finga di non conoscere come viva un’associazione animalista piccola e dal nome poco altisonante come la nostra (uguale a tante altre) la quale non riceve alcun contributo dagli enti locali e che sopravvive solo grazie alle offerte dei privati, per di più in una regione difficile come la nostra, martoriata dalla piaga del randagismo da decenni. Quello che lei ha definito con supponenza “…per pochi soldi… o come “unica nostra priorita” da mandarci solo e quando le fa comodo non rispettando gli accordi presi, ci avrebbero solo permesso di salvare altri animali in futuro, e questo ancor prima di rimborsare le spese sostenute per il suo cane in microchip e vaccinazioni. E’ una questione che avrebbe potuto risolvere in fretta già nei giorni scorsi o nelle ore immediatamente successive facendo semplicemente un bonifico come hanno fatto tutte le famiglie a cui abbiamo dato cani prendendo i riferimenti iban del ns ente presente nella modulistica di adozione. Comunque non importa, tenga pure i suoi soldi, non ci sono condizioni di fiducia da parte mia per nessuna collaborazione“.
La signora, ovviamente, c’è rimasta malissimo. Anzi, peggio.
Ma a parte i toni insolenti di questa lettera… non vi pare che manchi qualcosa?
Tipo, che so… un minimo, vaghissimo accenno al CANE? Giusto per sapere come sta, se si è ambientato, se va d’accordo con gli altri?
Niente. Nada. Nothing.
I soldi, solo i soldi, esclusivamente i soldi… che, ad una successiva piccola indagine, sono risultati NON essere affatto destinati a “vaccinazione e microchip”; perché questi vengono pagati dal canile con soldi pubblici e non con le donazioni degli adottanti.
Vi sembra lecito pensare, a questo punto, che il signor Tramite questi soldini se li metta in tasca, e che svolga questa “opera di volontariato” al solo ed unico fine di specularci sopra?
A me il dubbio è venuto: dubbio parecchio forte, anche se non posso averne (ancora) la certezza. Però, oltre a sapere già fin troppo bene che alcune associazioni protezionistiche si arricchiscono sulla pelle dei cani, che alcuni gestori di canili fanno lo stesso (evitando anche di dare i cani in adozione e – peggio ancora – permettendo che in canile nascano cucciolate – perché incassano tot al giorno per ogni cane e quindi hanno tutto l’interesse a tenerseli e a NON darli in adozione), che alcuni canili si vendono addirittura le confezioni di pet food che vengono loro regalate… adesso posso aggiungere alla sfilza degli orrori speculativi anche i personaggi come il signor Tramite. Che sembrerebbe accontentarsi di poco, dopotutto, visto che 50 euro non sono certo una grossa cifra: ma soltanto la signora protagonista di questa storia ha fatto adottare undici cani da quel canile… e fanno 550 (più i suoi, quando rimedierà alla dimenticanza, fanno 600).
Quante altre signore si comporteranno nello stesso modo, adottando personalmente un cane e facendo poi “propaganda” tra le loro conoscenze?
Presumo parecchie, anzi spero che siano parecchie, perché questo significa che molti cani troveranno casa… ma il signor Tramite, in questo modo, ci tirerà su uno stipendio: e non mi pare proprio che questo si chiami “volontariato”.
Non so cosa ne pensiate voi.
Fonte: www.tipresentoilcane.com
venerdì 5 giugno 2015
FederFauna Artena: FederFauna Informa n. 7, Maggio 2015 - Sfogliami.i...
FederFauna Artena: FederFauna Informa n. 7, Maggio 2015 - Sfogliami.i...: FederFauna Informa n. 7, Maggio 2015 - Sfogliami.it
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