Testato sugli animali:
scriviamolo sui farmaci per combattere l’ipocrisia di quanti raccolgono, per
sensibilità, l’offensiva ideologica degli animalisti fondamentalisti che non
solo rischia di paralizzare la ricerca italiana ma mette a repentaglio la salute
di milioni di cittadini le cui cure sono possibili solo grazie a quei farmaci
testati in laboratorio su cavie la cui aspettativa di vita è legata
principalmente a questa funzione sociale. Non si tratta di mettere in
discussione il giusto equilibrio (da ricercare sempre con grande ostinazione)
tra le ragioni della scienza e la tutela del benessere animale (per quanto
riguarda l’alimentazione poi questo è prerogativa di carni di qualità) ma di
favorire la divulgazione tra i cittadini della realtà sgombrando il campo
dall’emotività e dalla strumentalità. Tutti devono sapere che la maggior parte
dei farmaci attualmente in commercio (non solo quelli antitumorali o legati
alla cure di patologie particolarmente gravi) sono il frutto dell’intelligenza
dei nostri ricercatori che con equilibrio e responsabilità hanno utilizzato un
ratto o una cavia: mai per gioco, mai per diletto. Sempre nell’interesse
collettivo. La scritta sui farmaci serve proprio a questo: a ristabilire il
giusto corso delle cose e a far emergere capacità critica in tutti coloro che
si trovano quella confezione tra le mani, pronta ad essere utilizzata su se
stessi o sul proprio figlio o sui propri genitori e alimentando così la
speranza che quel medicinale possa aiutare a scongiurare decorsi anche fatali.
Dovremmo dire grazie alla
comunità scientifica italiana, spesso costretta a migrare all’estero per
esercitare una missione, per quanto ha fatto e quanto farà e dovremmo ascoltare
molto di più le loro richieste, le loro valutazioni. Dovremmo tutelarli dalle
violente aggressioni verbali di cui da diversi anni gli scienziati sono vittime
per mano di fanatici oltranzisti assecondati da certa informazione che alimenta
l’odio e lo scontro. Ora servono atti concreti e mi auguro davvero che la
politica sappia assumerli cominciando ad approvare un provvedimento che serva
alla ricerca per far apprezzare il lavoro fatto. Non servono coperture
finanziarie ma solo volontà. Allora si che si potra' parlare di ricerca e si
potra' pensare di aver fatto una cosa giusta per un futuro migliore.
Autore: Marco Ciarafoni
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